Excerpt / Summary Riassunto: Le principali minacce di degradazione del suolo identificate nella Strategia Tematica per la Protezione del Suolo elaborata dalla Commissione Europea (erosione idrica, diminuzione della sostanza organica, compattamento, salinizzazione, franosità, acidificazione) sono spesso conseguenza di pratiche agricole e forestali inadeguate e, più in generale, di un eccessivo sfruttamento del territorio. La lotta alla degradazione del suolo è stata riconosciuta come uno degli obiettivi da perseguire nella Politica Agricola Comunitaria e l’individuazione delle “aree a rischio” di degradazione è alla base di molte altre politiche europee. Anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali italiano ha nel tempo cercato di introdurre e diffondere pratiche volte alla conservazione del suolo e delle sue qualità, tramite l’emanazione di una serie di decreti. L’obiettivo del presente lavoro è stato illustrare alcuni dei principali sistemi di degradazione che interessano i suoli italiani e una selezione di indicatori di risposta dei suoli collegati alle principali pressioni agronomiche presenti in Italia. La banca dati dei sistemi di suoli d’Italia è stata la principale fonte di informazioni di questo lavoro, contenente informazioni fisiografia, morfologia, erosione, drenaggio, litologia, copertura del suolo, oltre che informazioni pedologiche puntuali georiferite e raggruppate in tipologie di suolo. I principali sistemi di degradazione individuati nel territorio italiani sono l’erosione idrica, la diminuzione della superficie coltivabile a causa dell’urbanizzazione, il declino di sostanza organica, la compattazione (aumento della densità apparente), la salinizzazione e l’inaridimento. I sistemi pressione-indicatore di risposta considerati sono stati i diversi usi del suolo e l’irrigazione da una parte, la salinizzazione, il compattamento, l’erosione del suolo e le variazioni di sostanza organica dall’altra. I risultati hanno evidenziato lo scarso contenuto di sostanza organica dei suoli coltivati con seminativi e piantagioni arboree specializzate. I dati raccolti confermano che una conseguenza importante di un basso contenuto in sostanza organica è costituita dalla grande diffusione di suoli compatti o a rischio di compattamento. L'irrigazione nel sud Italia non mostra un'influenza sulla salinità del suolo nella maggior parte dei seminativi, con l'eccezione delle colture orticole. L'irrigazione, tuttavia, è risultata contribuire significativamente alla diminuzione di carbonio organico del suolo delle colture che sono gestite solitamente senza una copertura erbacea. Le elaborazioni condotte sembrerebbero evidenziare un cambiamento significativo nei valori di carbonio organico dei suoli durante le ultime tre decadi, che non è stato lineare, ma pare influenzato soprattutto dai cambiamenti nella utilizzazione delle terre. Attualmente, l’accumulo di carbonio organico nei suoli italiani è stimato essere pari a 2,9 Pg. La tendenza durante le ultime tre decadi è stata quella di una diminuzione importante nella seconda decade, seguita da un leggero aumento nella terza decade, principalmente nelle terre arabili. Molti suoli di pianura e collina sono risultati sensibili a variazioni sia positive che negative di sostanza organica in tempi relativamente brevi. Questo porterebbe a concludere che molti suoli italiani sono idonei all’applicazione di strategie agro-forestali volte al sequestro del carbonio atmosferico. Anche per questo motivo, l’Italia dovrebbe estendere ai suoli agricoli la campagna di monitoraggio del carbonio organico all’interno del periodo di impegno del Protocollo di Kyoto |